La meraviglia
Ero inconsapevolmente innamorato della cultura, ma non perché ne considerassi gli argomenti, le materie, le interminabili pagine noiose ripetute ore ed ore. Ero innamorato di quella forza, di quella resistenza che ogni maestra (la maggioranza) ci metteva, per sfidare le sregolatezze di noi bambini.
Quando si usciva dalle mura scolastiche, lo ammetto, era una liberazione. Che fosse la fine delle lezioni o l’intervallo, ho sempre assaporato quel premio, quella soddisfazione dopo ore sul banco di scuola elementare. Parlo di quando ero piccolo, di quando amare era una cosa lontana e che riscopriamo poi da grandi senza vergogna.
Che fossero regole o urla disperate, nessuna si è mai data per vinta dalle avversità. A volte create da me, a volte dalla compagna di banco. Ma in fondo ero bravo e in poco tempo mi diedero fiducia ma senza mai preferirmi o avvantaggiarmi, anzi, proprio per questo dandomi incarichi maggiori e responsabilità che in tempi moderni ho consolidato e mi rimarranno una vita intera.
Se dovessi raccontare ogni momento sarebbe un’interessante avventura con occhi nuovi, ho ancora nelle memorie diverse storie, persino fotografie. Ma non vorrei parafrasare cose distanti come fanno spesso gli storici.
Vorrei riportare solo le sensazioni e piccoli pensieri di un tempo passato. Così farò, anche più avanti.
La meraviglia nei loro occhi è un regalo che porto ancora con me. In gita al mattino, svegliati presto, tutti insieme per una ordinaria visita d’istruzione. Ma é tutto nuovo per noi bambini e, incredibilmente, anche per le maestre. Come se fosse la prima volta, nei loro occhi trasmessa ai nostri.